Racconto di Orrore 💀
Auttore: Francesca Masi
Sto qua da mille anni, più o meno, e le cose sono sempre andate così.
Così… s’intende, con me che sto di qua e loro che stanno di là .
Con me che li guardo e loro che mi fissano, distrattamente e non sanno.
E’ curioso come qualcuno di loro, specialmente quelli colti – i colti di campagna, s’intende – ogni tanto declami : “Se potesse parlare, oh quante cose avrebbe da dire!” e lo pensa con orgoglio, lo dice con boria, con quella modestia finta che non sa nascondere la superbia,
come se io fossi di sua proprietà , fossi merito suo…
e io che per sbaglio, o per caso, so parlare,
rido…
Cioè….. non è che proprio parlo o rido, forse è più un pensiero, una cosa simile a quella che loro chiamavano Anima e che è rimasta qua a vigilare, una cosa che loro non chiamerebbero linguaggio e che invece li capisce bene, una cosa che si è sviluppata a forza di sentirli, e che ora li capisce e li scruta.
All’inizio erano gli stanchi “Orapronobis” dei contadini, poi i più teologici “GloriaineccelsiiiisDèèèo” dei frati, poi a poco a poco i bisbigli delle donne, i fruscii delle vesti e poi ho sentito i miei “suoni”,
che Loro non sentono,
e la mia mente che si è mossa, si è stiracchiata, si è sentita vivere e ha cominciato a pensare.
“Cogito ergo sum” ha poi detto un tizio, per Loro grande pensatore, ma per me fu “Sum ergo cogito”.
Piccoli pensieri, pensieri muti, speranze minime e insieme Minima Immoralia, come dicevano Loro – s’intende – per me sono solo pensieri un po’ più salati, forse più caldi…. pensieri che loro non vogliono pensare, che loro non possono pensare,
ma che Io posso – s’intende.
Ecco, credo proprio di essere una specie di Anima, andata a finire per sbaglio, nella testata d’angolo di una Pieve di campagna.
E forse è questa, quella cosa che Loro chiamano Purgatorio: questo continuo poter vedere i loro pensieri, i loro sentimenti, le loro azioni… e non poter far altro che pensare, rimuginare….
Ma Io, proprio Io, me ne sono accorto, mi sono accorto di essere vivo
(o forse Qualcuno, ha lasciato che me ne accorgessi)
e da allora è tutta un’altra vita.
Cioè, sempre con Me che sto di qua e Loro che stanno di là – s’intende – ma più movimentata, più dispettosa,
una vita degna di un buon Diavolo di campagna.
Le mie risa assomigliano ai loro rutti, i miei pensieri ai loro Peccata Mundi, alle cose che non dovrebbero esistere, agli errori del Creatore, …che poi, se di errori non ne ha fatti, e questo lo so Io meglio di Loro, vuol dire che devo starci qui a vigilare,
a vigilare su di Loro, non su di Me, s’intende .
Su di me vigilano loro, che pregano e
- ehehehhehe – mi insegnano a peccare, s’intende.
E allora ascolto e vibro e scruto e vedo Loro che passano, transitano, cambiano le loro vesti, cambiano il loro modo di parlare, le loro voci, le loro donne, si sposano, nascono e poi muoiono, accendono candele e pregano, mettono fiori e pregano, puliscono e cantano e pregano….
Con qualche pensiero dispettoso da parte mia,
e tanti “Libera nos a malo” da parte Loro,
- Che, a ripensarci, adesso non parlano più in latino…. ma questo sì che è un vero peccato ! –
la mia vita è comunque, da sempre, questa.
Con Loro che stanno di là e Me che sto di qua – s’intende.
A dire il vero, qualcosa c’è che mi fa stare sveglio,
che mi risparmia la noia.
In mezzo a quello che crede di cambiare e resta sempre uguale,
c’è qualcosa che non cambia e che da sempre crede di essere diverso…
Ci sono due OcchiGrigi, che pensano,
che vengono e tornano da mille anni,
che da sempre abitano qui, cioè di là – s’intende.
Sono occhi femminili, ma qualche volta li ho visti dentro un corpo maschile, ed erano proprio loro.
Sono occhi che sembrano di animale: di salamandra o di un animale che aveva portato con sé un missionario dall’Africa, una specie di gatto molto più grande e pauroso – per Loro, s’intende – e lo chiamava pantera (che poi gli occhi non li aveva nemmeno, perché era imbalsamato, ma erano quelli, erano gli OcchiGrigi).
Sono occhi che ti guardano come se non ti vedessero da fuori, ma da dentro,
come se sapessero chi sei.
Sono occhi che sanno di essere di passaggio, sanno di essere un respiro, e quel respiro lo assaporano, lo cullano, lo ascoltano entrare ed uscire, lo sentono dentro e non cercano il perché, cercano l’Essere… e non lo trovano mai.
Così rinascono dentro un altro volto, in un altro di Loro, sempre uguali, sempre tesi, sempre lucidi, sempre gli OcchiGrigi.
Sono occhi che si sentono diversi dagli altri occhi, sono
occhi soli.
Io, a quegli occhi ho cercato di parlare: e sono diventato Drago – un drago di campagna, un drago da niente, s’intende, ma un Drago – sono diventato una Strega, un Cattura Vergini, e poi un Appestato, un Untore, un Omonero, un Canino Bianco, un Soldato Tedesco, un Teschio nelle Grotte,…. Ho spaventato mezzo paese, mi sono agganciato alle Loro sicurezze e non li ho fatti dormire tranquilli, sono diventato una
Paura.
E loro – gli OcchiGrigi, s’intende – mi hanno visto, ma non hanno capito.
Sono gli unici ad avermi visto, gli altri lo hanno solo raccontato: tra Loro aver visto una Paura è una cosa che rende speciali, e allora in tanti hanno creduto di avermi visto, si sono spaventati di nulla e hanno urlato per il paese, tornando a casa dai campi … poveri diavoli!!!
Erano omaccioni che tornavano dalle veglie, aiutati dal vino rosso, di quello buono, erano donne impaurite dai racconti delle nonne, o bambine che sognavano matrimoni che le avrebbero portate via, o personaggi strani, gli Scemi che stanno “dentro” ogni paese e che ogni paese mette “fuori”.
Ma io volevo incontrare solo gli OcchiGrigi, perché solo loro potevano vedermi per come sono.
Io, quegli OcchiGrigi, non li volevo spaventare.
Volevo solo dirgli – a quegli Occhi, s’intende – che non sono mica i soli ad essere rinchiusi dentro qualcosa, non sono mica la sola Anima che sa di essere una specie di inganno, volevo dirgli che ci sono anch’io.
E che magari possiamo raccontarci qualcosa, un qualcosa da niente, storie di campagna, storie di Anime chiuse, ma pur sempre un qualcosa, s’intende.
E invece loro, adesso, hanno il volto di una biondina che se ne va in giro come se niente fosse,
come se non sapesse di portare con sé gli occhi che vedono le Paure..
Diteglielo!
Se la vedete, diteglielo che guardi bene dove cammina, diteglielo che Io ci sono e che potrei guarirla, che non si sentirebbe più sola, diteglielo che.. … che un povero diavolo, chiuso in una pietra, la cerca, che…
No, no davvero, scherzavo, s’intende, mica ho bisogno di due OcchiGrigi, Io, mica ho bisogno di parlare Io, Io mi diverto a spaventare Loro, questi campagnoli creduloni, questi contadinotti, questi “Animi rustici”.
Sono un Diavolo, Io
Sto qua da mille anni, Io – più o meno, s’intende –
e le cose sono sempre andate così.
Così… s’intende, con Me che sto di qua e Loro che stanno di là .
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